Il video del giornalista Federico Rampini, pubblicati alcuni giorni or sono sul Facciario (Facebook), ad alcune considerazioni.
- il giornalista propone che siano gli italiani a doversi esprimere sull’opportunità o meno di modificare in maniera permanente la struttura etnica della popolazione: coloro che credono nella democrazia non potranno non essere d’accordo, coloro che credono in altre forme di governo concorderanno comunque nell’affermare che decisioni di questo tipo non possano essere lasciate in mano ai tecnici (o tecnocrati che dir si voglia) poiché si tratta di decisioni politiche, di livello strategico con effetto permanente
- se si dovesse addivenire ad un referendum, esso non dovrebbe essere certo un referendum deciso da una maggioranza del 50%+1 con un quorum del 50% o senza quorum: il 50% del 50% è pari al 25%, ed un quarto della popolazione non può decidere per tutti
- in realtà, oltre alle due alternative illustrate da Rampini, cioè quella di bloccare o ridurre al massimo l’immigrazione e quella di un flusso di immigrazione permanente ve ne può essere una terza, che ho già illustrato in un precedente articolo e che propongo di nuovo.
L’idea potrebbe essere quella di istituire un sistema di immigrazione temporanea che era già stata da me accennata nell’articolo del 2017:
- L’immigrato regolare entra in Italia con un contratto di lavoro ottenuto tramite appositi uffici del lavoro istituiti nei paesi d’origini o anche prevedendo un visto temporaneo per la ricerca di lavoro; stretti controlli e nessuna tolleranza per l’immigrazione non autorizzata.
- In vigenza del contratto di lavoro egli è residente in Italia a pieno titolo e, per contratti a medio o lungo termine o a tempo indeterminato, si potrebbe prevedere una forma di residenza permanente ma non di cittadinanza automaticamente concessa.
- Il diritto alla cittadinanza dovrebbe essere spostato alla terza generazione (cioè al nipote e non al figlio dell’immigrato), il ricongiungimento familiare concesso ai residenti permanenti ma non ai temporanei.
- Favorire, nei limiti del possibile, l’immigrazione da quelle culture più vicine alla nostra ed in particolare creare “ponti d’oro” ai discendenti di italiani che chiedono di rientrare
- Favorire, anche con opportune facilitazioni pensionistiche, il rientro al paese d’origine dell’immigrato e della di lui famiglia, alla fine del periodo di lavoro: ciò che in Italia è una modesta pensione può garantire in altri paesi un livello di vita elevato ed inoltre costituire un trasferimento di risorse che può contribuire allo sviluppo del paese del ricevente, nel caso dell’immigrato si potrebbe pensare ad un diritto al pensionamento anticipato a fronte di una pensione ridotta.
https://dicastri.club/2018/06/15/immigrazione-e-demografia/
https://dicastri.club/2017/06/30/immigrazione-e-blocco-degli-sbarchi/
https://dicastri.club/2017/06/20/immigrazione-e-cittadinanza/