Se è vero che si vogliono annullare le emissioni di anidride carbonica si deve giungere ad un’elettrificazione totale, anche se da un punto di vista termodinamico non ha senso utilizzare l’energia elettrica per il riscaldamento. Ciò premesso, le domande che bisogna porsi per il medio termine sono
(1) possiamo farcela senza energia nucleare? e
(2) troveremo un sistema di immagazzinamento di energia adeguato?
I due problemi sono in realtà interconnessi. Il dibattito sull’argomento dovrebbe essere affrontato in base a criteri tecnici, scientifici ed economici, senza vincoli ideologici e senza dare spazio alle emozioni né porsi l’obiettivo di ottenere il consenso delle piazze urlanti.
Di fatto, l’impostazione ideologica di un dibattito, basato su emozioni e non su conoscenze, non può portare ad alcun risultato positivo: ricorda il dibattito sul sistema geocentrico del XVI e XVII secolo.
Io non so se l’energia nucleare possa essere una la soluzione, ma ritengo che sia opportuno valutarne i pro ed i contro, tenendo anche conto dell’evoluzione tecnologica.
Il vero problema è ricercare una combinazione di fonti energetiche che permetta la disponibilità di energia ad un prezzo ragionevole e con la compensazione delle emissioni di anidride carbonica, obiettivo che la maggior parte degli stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2050 (alcuni entro il 2060 o il 2070) e che peraltro non sarà affatto facile conseguire.
Nota: il riferimento che molti fanno ad un referendum del 1987, relativo ad un’altra situazione, non ha senso dopo oltre trent’anni: da allora la costituzione ha subito 13 modifiche, non si può pretendere che il referendum sul nucleare abbia valenza “usque ad finem saeculorum”. Il referendum del 2011 è obiettivamente più recente e pone un problema più complesso.