Per la mia attività professionale ho passato parecchi anni in Medio Oriente: pur conoscendo la lingua ed riuscendo ad istituire qualche rapporto di amicizia locale (che solo eccezionalmente si mantiene dopo il rientro, a me è successo solo in due casi), si resta sempre uno straniera ed in fondo è giusto così, ancorché si debba comprendere ed accettare l’ambiente in cui temporaneamente si vive. Diverse volte ho sentito un concetto interessante: “ad un ceto punto l’espatriato inizia a provare insofferenza per i locali, e questo è normale tuttavia, quando comincia ad odiare i bambini pensando che cresceranno, significa che è giunto il momento di rientrare”