Sono nato nel 1947, ma sono un prodotto di generazioni lunghe: mio padre era del 1899 e mia madre del 1902 per cui mi sono stati trasmesso ricordi che non tutti i miei coetanei hanno ricevuto.
Mio padre morì nel 1968, allora buona parte di coloro che avevano combattuto la prima guerra mondiale erano ancora in vita, ed ho avuto l’onore di conoscerne parecchi in quanto amici di mio padre o di mio zio, ambedue militari di carriera; fra loro alcuni personaggi importanti, come Carlo Delcroix ed Elia Rossi Passavanti, e molti altri.
Ora i reduci della prima guerra mondiale sono del tutto estinti (le classi chiamate alle armi furono dal 1884 al 1899), credo che uno degli ultimi sia stato un italiano che aveva combattuto nella Legione Straniera) e quelli della seconda guerra mondiale sono in via di estinzione (l’ultima classe chiamata alle armi è stata il 1925).
Ciò è inevitabile. Un vecchio aforisma, attribuito se ben ricorso a Victor Hugo, recita che “al passare del tempo sono sempre meno coloro che hanno conosciuto Napoleone”.
Tuttavia, contrariamente alla “cultura della cancellazione” che temo possa diventare dominante, io credo sia importante conservare la memoria del passato: apprezzo gli sforzi continui del popolo ebraico per mantenere viva la memoria storica a partire dall’educazione dei loro figli e penso che dovremmo imparare da loro.