Fahrenheit 451

Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, pubblicato per la prima volta nel 1951 sulla rivista Galaxy ed in volume nel 1953, è uno di quei libri considerati comunemente parte della fantascienza ma che in realtà descrivono un possibile sviluppo futuro della società che, a distanza di settant’anni, è diventato in parte realtà ma costituisce una minaccia per il futuro.

Il tema del libro è quello della cancellazione della memoria, che l’ipotetico regime che l’autore ipotizza essere al potere nella prima metà del XXI secolo realizza tramite la distruzione sistematica dei libri, eseguita da apposite squadre di vigili del fuoco di cui il protagonista, Montag, è membro.

La fonte della cultura popolare coincide con l’intrattenimento, commedie trasmesse con una specie di televisione tridimensionale interattiva.

Se pensiamo ai nostri giorni, che coincidono più o meno con il periodi in cui Bradbury ambienta il suo libro, possiamo fare alcune considerazioni: anche se non abbiamo visto i roghi dei libri, viviamo in un mondo in cui la cultura popolare è effettivamente basata sull’intrattenimento tramite il sistema televisivo e le reti di comunicazione sociale (cui Bradbury non aveva pensato), e vi è una crescente tendenza alla cancellazione progressiva della memoria, per lo meno di quegli eventi che non sono considerati contrari alla “correttezza politica”.

Episodi di questo tipo, sotto varie forme, non sono una novità nella storia umana e non è questa la sede per chiarire l’importanza della conservazione della memoria di tutti gli eventi passati e non solo di quelli che la politica del momento ritienga opportuno ricordare.

La trama del libro è semplice: il pompiere Montag, in seguito ad una complessa crisi di coscienza, inizia ad avere contatti con gruppi che potremmo definire di opposizione e, ricercato dalla polizia, fugge dalla città e si unisce a gruppi di studiosi che, vivendo in clandestinità al di fuori dei centri urbani tentano di conservare parte della memoria storica imparando a memoria interi libri o parti di essi, per poterli trasmettere alle future generazioni. In altre parole, il loro scopo è salvare il salvabile.

Montag assiste da lontano alla guerra nucleare che incenerisce la città da cui è fuggito. Interessanti alcune parole della conclusione:

C’era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci s’immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo tare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta. Conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l’altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda.

Ray Bradbury – Fahrenheit 451 – Mondadori, 1966

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