Il libro di Quirico è importante per chiunque voglia conoscere qualcosa di più sulla nostra storia, al di la’ delle molte vulgate correnti ed in generale approssimative, se non del tutto false. In particolare Quirico ci racconta la storia degli ascari eritrei, con qualche riferimento alle truppe coloniali libiche e somale ed in particolare ai dubat.
il libro inizia con un incontro: l’autore incontra un vecchio ascaro ormai ottantenne, Ghelchessidam, uno del 1600 ascari allora superstiti (chi sa se ve n’è ancora qualcuno in vita, dovrebbe avere quasi cento anni) che che ricevevano la pensione italiana e che, insieme ad altri commilitoni, si prendeva cura del cimitero italiano di Asmara ed in particolare della tomba del generale Orlando Lorenzini, caduto a Cheren nel 1941 e definito dall’autore “l’uomo che forse….. avrebbe potuto salvare l’impero italiano”, al quale il vecchio ascaro continuava a rendere, ogni giorno, il saluto militare.
L’autore si chiede perché gli ascari abbiano combattuto con tanto ardore, ma gli ascari non hanno lasciato diari scritti ed i ricordi dei superstiti hanno ormai la deformazione dovuta al tempo, che li trasforma in parte in favola o saghe epiche: uno degli scopi del libro è rispondere a questa domanda e riscattare l’immagine delle nostre truppe coloniali, spesso conosciute poco e male.
Riportiamo qui di seguito alcuni fatti, in genere poco noti, che si apprendono leggendo il libro:
- I migliori ufficiali dell’Esercito Italiano, in particolare coloro destinati e guidarlo nella Grande Guerra, si erano formati nelle truppe coloniali o comunque avevano avuto una importante esperienza in colonia; fra gli altri, Saletta, Giardino, Di Giorgio, Caviglia, Pecori Giraldi.
- Le motivazioni per cui gli ufficiali italiani chiedevano il trasferimento in colonia potevano essere diverse e spesso concorrenti:
- maggiore autonomia nelle operazioni e maggiori possibilità di carriera
- retribuzione decisamente più elevata
- desiderio di portare la civiltà
- Negli ultimi anni del XIX secolo in Sudan sorge uno stato islamico, la Mahdiyah, con a capo Mohammed Ahmed detto il Mahdi e poi con il di lui successore Abdallah detto il Khalifah, che riesce a tenere in scacco le truppe britanniche in Sudan, che negli anni precedenti era stato liberato dallo schiavismo, almeno in parte, dal colonnello Gordon e dal suo braccio destro, Romolo Gessi, altro italiano sconosciuto. Nel 1890 la Gran Bretagna, ormai più volte sconfitta, già a partire dal 1884, ha per il momento sospeso le operazioni, i mahdisti si espandono verso sud, sconfiggono gli etiopici a Metemma (1889) e gli egiziani a Sennar ed occupano Cassala. La prima battuta di arresto la ricevono nel giugno 1890, si tratta solo di un’incursione che viene respinta da una compagnia e mezzo del I battaglione ascari al comando del capitano Gustavo Fara, segue un attacco più importante con oltre diecimila uomini, che vengono sconfitti ad Agordat (21 dicembre 1893) da una forza di 2100 ascari (con 42 ufficiali italiani e 33 cacciatori nazionali) comandati dal colonnello, futuro generale Giuseppe Arimondi (caduto ad Adua il 1° marzo 1896 e decorato di medaglia d’oro al VM) . Nel periodo successivo gli italiani giungono fino a Cassala, che verrà poi restituita alla Gran Bretagna.