Troppo spesso le opere, in particolare le opere pubbliche, si concludono con forti ritardi e superamento dei costi: ciò da spunto ad interpretazioni talora tendenziose, mentre l’obiettivo deve essere quello di risolvere il problema alla radice.
Un progetto deve avere definiti obiettivi di qualità intrinseca di ciò che verrà consegnato, di tempo e di costo: se tali obiettivi non sono raggiunti le cause, in estrema sintesi, possono ricondursi a due categorie aggregate.
La prima è relativa alle varianti di progetto, avvenute in corso d’opera e spesso sovrapposte l’una con l’altra: tali varianti possono essere dovute ad ignoranza iniziale delle reali condizioni in cui si deve operare, giustificabile solo in alcuni casi come lavori sul fondo marino o in galleria, oppure a cambiamenti del progetto che, nella maggioranza dei casi, sono dovuti a difetti o incompletezza del progetto iniziale (un esempio classico è nei progetti informatici).
La seconda è relativa ai ritardi dovuti a causa interne al progetto, come scarsa produttività, cattiva organizzazione, problemi economici o finanziari oppure a cause esterne, di cui fanno parte, oltre alle cause di forza maggiore, gli innumerevoli problemi che derivano dalla complessa struttura del nostro sistema amministrativo (i così detti problemi burocratici) che, pur essendo stato creato per garantire il corretto funzionamento del sistema, molto spesso crea più danno che beneficio.
Lo scopo di un buon sistema di controllo di progetto (tempi e costi) è quello di mettere i responsabili in grado di comprendere, sin dalle fasi inziali del progetto, se stiamo percorrendo correttamente la strada per raggiungere gli obiettivi.
Oggi è possibile saperlo, con ragionevole certezza, quando il progetto è fra il 20% ed il 30% di avanzamento, cioè quando è ancora possibile, in molti casi anche se non sempre, porvi rimedio. Più tardi sarà solo possibile contabilizzare le perdite.
Gianluca di Castri
Forse andrebbe anche posto un problema “a monte” della selezione dei progetti. Ossia la maniera per fare un “ranking” e quindi selezionare i progetti prioritari da inserire nel Piano. Per esempio: visti i livelli di disoccupazione ed il numero di piccole e medie imprese in difficoltà, non è più opportuno scegliere piccoli medi progetti “labour intensive” sparsi un pò dovunque sul territorio, piuttosto che grandi progetti “capital intensive” (macchinari, mezzi, anticipazioni di capitale (circolante), etc.) concentrati in alcune aree?
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