Il piano europeo di recupero prevede una dotazione per l’Italia di 209 miliardi di euro, fra prestiti e contributi a fondo perduto. Si tratta di un’opportunità non ripetibile, e dal modo in cui essa sarà utilizzata dipenderà il futuro dell’Italia, in bilico fra ripresa e declino. Non è questa la sede per dire cosa si debba fare e quali debbano essere le priorità, si può però iniziare a dire con chiarezza ciò che non si deve fare: realizzare progetti da tempo giacenti nei cassetti e spesso desueti, distribuire i contributi a pioggia in modo da accontentare un po’ tutti senza risolvere alcunché, privilegiare progetti proposti da gruppi di pressione più o meno potenti senza tener conto dell’interesse comune e dello sviluppo del paese. Dal governo in carica ci aspettiamo che sia in grado di stabilire i vari livelli di priorità e solo in base a questi scegliere fra i progetti già proposti o stimolare lo studio di nuovi progetti. Ci aspettiamo inoltre che sia in grado di rispettare i tempi di realizzazione, non dimenticando che troppo spesso i fondi stanziati non vengono spesi per complicazioni che nulla hanno a che fare con i progetti stessi.
Gianluca di Castri