Oltre il rogo non vive ira nemica

La Guerra Civile negli attuali Stati Uniti d’America, da noi definita guerra di secessione, durò dal 1861 al 1865. Nel 1936, 71 anni dopo, Margaret Mitchell pubblicò il romanzo “Gone with the wind” (in italiano: Via col vento) da cui fu ricavato un film di grande successo nel 1939, 74 anni dopo.

Indipendentemente dal giudizio sul contenuto storico ed artistico del libro e del film, ciò che mi preme notare è che esso esprime il punto di vista dei confederati, cioè dei perdenti, e che comunque esso sia stato un film di successo e che non abbia suscitato polemiche feroci: “oltre il rogo non vive ira nemica” (da: Vincenzo Monti, in morte di Ugo Bassville).

Anche in Italia vi sono stati eventi traumatici in cui italiani hanno combattuto contro altri italiani, non tutti accettano la definizione di guerra civile ma credo che tutti accettino la definizione di evento traumatico. Mi limito a citarne due: la rivolta del meridione contro l’Unità d’Italia, che ci si ostina a definire “brigantaggio”, dal 1860 al 1870, e gli eventi relativi alla conclusione della seconda guerra mondiale, dal 1943 al 1945. Sono passati rispettivamente 147 e  74 anni, ma il rogo sembra ancora acceso. La domanda è. Perché?

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