Il giorno 11 novembre, nel Regno Unito, è il giorno in cui si ricordano i caduti della Prima Guerra Mondiale, si vedono in giro la maggior parte delle persone con un fiore rosso all’occhiello, rosso come il colore del sangue versato.
In Italia, anche quest’anno il 4 novembre è destinato a passare non dico sotto silenzio, ma quasi. Mentre, per carità di patria, mi sono astenuto da qualsiasi commento, ho propostoo una poesia dedicata ai cappellani militari, scritta dall’on. Carlo Delcroix , che era amico di mio padre e che, anche se all’epoca ero solo un ragazzo, ebbi l’onore di conoscere nei primi anni ’60.
(nota. secondo altre fonti, i versi sono da attribuire a Giuseppe Ungaretti)
La poesia scritta è incisa su una lastra di zinco all’entrata della galleria del Castelletto delle Tofane di Rozes (BL):
Fonte: Alberto Friso – Preti in trincea – Messaggero di Sant’Antonio, sett 2017
Il modo in cui noi italiani stiamo trascurando il 150° anniversario della Grande Guerra e perdiamo il nostro tempo, dall’una e dall’altra parte, in polemiche, è vergognoso. Nel Regno Unito, paese che non si può certo definire “fascista”, sono state realizzate celebrazioni importanti, mostre ed altre iniziative; come ho detto sopra, ogni anno, ancora adesso, dopo un secolo e mezzo, il giorno 11 novembre, la maggior parte delle persone porta un fiocchetto rosso all’occhiello in memoria dei caduti, detto “the poppy” (il papavero).
Siamo un popolo ridicolo
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