Il ponte sullo stretto di Messina è un antico sogno: Strabone racconta nella sua Naturalis Historia come il console romano Cecilio Metello, vincitore di Asdrubale nella prima guerra punica, nel 251 a.C. abbia tentato di trasportare da Messina a Reggio Calabria un centinaio di elefanti da guerra attraverso un collegamento di navi e botti galleggianti, realizzando un’opera che fu attiva per alcuni mesi.
Nei secoli successivi il sogno fu ripreso varie volte, sia durante il Medio Evo che, più recendetemente, da Ferdinando II delle Due Sicilie ma fu sempre considerata non realizzabile in base alle tecnologie disponibili all’epoca.
Un nuovo interesse nasce con l’Unità d’Italia in poi, con la realizzazione della ferrovia fino a Reggio e l’esigenza di continuità territoriale, nel 1870 l’ing. Carlo Alberto Navone propose un collegamento sottomarino e Giuseppe Zanardelli fece alcune dichiarazioni in materia nel 1876, tuttavia l-idea decadde dopo il terremoto del 1908 per essere ripresa solo nel 1934, con il tentativo del generale del genio navale Antonio Calabretta e con quello, l’anno successivo, del comandante Filippo Corridoni.
Terminato il conflitto, le idee sul Ponte ricominciarono nella fase repubblicana, con il progetto elaborato nel 1952 da David B. Steinman, e la costituzione, tre anni dopo, della societ’ Gruppo Ponte di Messina S.p.A.
Nel 1969 fu varato il “Concorso internazionale di idee” che vide la presentazione di 143 progetti e 12 vincitori: in definitiva, le soluzioni proposte possono essere classificate in
- ponte strallato,
- ponte sospeso (classico, a quattro o cinque campate o a luce unica),
- ponte di Archimede (tunnel a mezz’acqua ancorato al fondo tramite cavi in acciaio), sostenuto per la maggior parte dalla spinta d’Archimede, soluzione che negli anni ’70 è stata spesso presentata come più economica e a minore impatto ambientale.
Fra i progetti ricordo quello del prof. Fabrizio de Miranda, che ho conosciuto personalmente: si trattava di un progetto di ponte sospeso molto simile a quello attualmente in voga.

Molto interessante. I materiali e le tecniche di costruzione attuali possono far fronte alle eventuali sollecitazioni sismiche?
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Per quanto ne so io l’unico momento delicato potrebbe essere un terremoto durante la costruzione, una volta collegato il tutto le sollecitazioni sismiche non sono un problema come non lo è il vento forte. Quest’ultimo tuttavia potrebbe, qualora il vento superasse una certa velocità, costringere ad una chiusura temporanea del traffico non per problemi statici del ponte ma per problemi di sicurezza del traffico stesso.
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