Interessanti considerazioni, particolarmente apprezzate le due note conclusive. Da LinkedIn: https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:activity:7039511120620969984/
Autore: Sébastien Poulin
Lo scontro tra due mondi. La Repubblica Dominicana e Haiti sono due Paesi condividono un confine.
Tuttavia, quando si tratta del loro paesaggio, tutto è in opposizione.
Da un lato, una vegetazione lussureggiante. Dall’altra, un quasi deserto.
Dal momento che il clima non è drasticamente diverso da una parte e dall’altra della linea di confine (lo è altrove, nell’entroterra), che cosa è successo per portare a questo livello di contrasto?
Per Haiti, i problemi sono iniziati nel 1825, quando la Francia ha accettato di riconoscere l’indipendenza del Paese (che era stato una colonia francese fino al 1804) in cambio di 150 milioni di franchi oro. Per ripagare questo debito, venne esportata in Francia una grande quantità di legname.
Ne seguì una lunga discesa all’inferno. Una combinazione di fattori, come l’alta densità di popolazione e l’agricoltura, in un contesto di deficit idrico, accelerò la deforestazione e la perdita di fertilità del suolo, facendo sprofondare il Paese nella miseria.
Il circolo vizioso non si esaurisce qui: per coprire il proprio fabbisogno energetico e a causa della mancanza di investimenti, gli haitiani sono stati costretti a utilizzare in modo massiccio la carbonella, peggiorando ulteriormente la situazione.
Complessivamente, Haiti ha perso quasi il 98% delle sue foreste in meno di tre secoli.
La Repubblica Dominicana, invece, era sotto l’influenza spagnola e la sua storia ha permesso un migliore sviluppo economico. Le conseguenze sono state le seguenti: pur avendo terre più fertili di Haiti, il Paese ha sviluppato maggiormente l’industria e si è assicurato un comodo cuscinetto energetico installando dighe idroelettriche e importando gas liquefatto. La foresta è stata preservata.
Vedo (almeno) due lezioni in questo:
1) È nell’interesse di tutti contribuire allo sviluppo economico dei Paesi più vulnerabili. La maggior parte della deforestazione mondiale (in Amazzonia o in Africa) è certamente causata dall’agricoltura, ma anche perché le popolazioni locali spesso non hanno altre alternative per generare un reddito decente.
2) Una crisi energetica globale avrebbe probabilmente effetti catastrofici sulle foreste mondiali, che verrebbero utilizzate come combustibile a basso costo. Non dimentichiamo che in Europa è stato soprattutto l’uso del carbone fossile a fermare la deforestazione dilagante.
Ricordiamoci di questo esempio storico per evitare che l’intero pianeta cominci ad assomigliare al lato sinistro dell’immagine…
Info : Alexis Treilhes
