Steven E. Koonig – Unsettled – BenBella Books, Dallas, 2023
Chi vuole comprendere qualcosa sul cambiamento climatico non può fare affidamento sulle informazioni filtrate da politici o giornalisti, basate su presupposti ideologici e spesso faziose, ed in buona parte dei casi non ha né la competenza né il tempo necessario a farsi un’idea propria: il libro di Koonin ha appunto lo scopo di essere uno strumento obiettivo di comprensione.
Koonig, scienziato egli stesso, è stato Sottosegretario per la Scienza presso il Dipartimento dell’Energia ai tempi del presidente Obama. Per dovere d’ufficio, ha seguito tutti i lavori dell’ IPCC ed analizzato i relativi documenti.
Le prime tre enunciazioni nell’introduzione, sono piuttosto sorprendenti:
- non vi è stato impatto antropico sugli uragani nel XX secolo,
- il ghiaccio della Groenlandia non si scioglie più rapidamente di quanto non facesse otto anni or sono,
- l’impatto economico del cambiamento climatico di origine antropica sarà minimo almeno sino alla fine del XXI secolo
Il libro è articolato in 14 capitoli, in particolare:
- il primo è dedicato alla nostra conoscenza del riscaldamento globale, con una ricostruzione dell’andamento della temperatura negli ultimi 1500 anni;
- il secondo è dedicato all’influenza umana, che è solo uno dei fattori da confrontare con i molteplici fattori naturali, l’autore fa’ presente che, a fronte di un’energia solare di 239 W/mq, le influenze antropiche ad oggi ammontano a soli 2 W/mq;
- il terzo capitolo spiega il problema delle emissioni l’obiettivo incremento della concentrazione di anidride carbonica (che peraltro non è l’unico gas responsabile dell’effetto serra);
- il quarto capitolo è dedicato all’importanza, ma anche ai limiti, dei modelli matematici ed alle divergenze nell’interpretazione dei risultati;
- il quinto capitolo è dedicato all’analisi dell’effettivo riscaldamento ed a confutare alcune esagerazioni;
- il sesto capitolo agli eventi climatici estremi, in particolare agli uragani, mentre
- il settimo è dedicato ad incendi, allagamenti e precipitazioni;
- l’ottavo analizza l’innalzamento del livello dei mari, dando evidenza alla ciclicità del fenomeno negli ultimi millenni;
- il nono chiarisce come politici ed organi di informazione rappresentino malamente il fenomeno facendo sì che la continua ripetizione di cattive informazioni le trasformino in verità comunemente accettate;
- il decimo analizza le cause per cui i dati scientifici sono stati deformati mentre
- l’undicesimo fissa i criteri per ristabilire la corretta informazione.
- La seconda parte (capitoli dall’undicesimo al quattordicesimo) propone una risposta articolata che, evitando obiettivi chimerici, prepari un “piano B” basato sull’adattamento al cambiamento come risposta primaria
Le conclusioni dell’autore sono:
- l’impatto antropico sul cambiamento climatico è limitato e difficile da distinguere da cambiamenti naturali ad oggi non comprensibili,
- i vari modelli matematici utilizzati sono in contraddizione fra loro ed i risultati sono soggetti a vaghi aggiustamenti secondo “il giudizio degli esperti”,
- i rapporti governativi e le dichiarazioni fatte alla stampa non riflettono accuratamente i rapporti ricevuti ed, in definitiva,
- la Terra si è riscaldata nell’ultimo secolo in parte per fenomeni naturali ed in limitata parte per cause antropiche, le nostre conoscenze sono insufficienti a calcolare la futura reazione del clima alle influenze antropiche ed a distinguere dalle variazioni naturali
- le previsioni su base scientifica sono del tutto insufficienti a prevedere l’evoluzione del clima.
Le conclusioni che ne trae il lettore sono che esiste un problema solo in parte di origine antropica, che pertanto è giusto tentare la limitazione delle cause sotto il nostro controllo senza peraltro farsi eccessive illusioni e pensando anche a strategie di adattamento e che comunque che “invece di una crisi esistenziale abbiamo solo un grosso problema (wicked problem) che richiede un’analisi pragmatica dei costi e dei benefici” (commento di W. Hogan, professore di politiche energetiche alla Harvard Kennedy School)