Nobiltà meridionale

Trascrivo alcune considerazioni (da Facebook: https://www.facebook.com/groups/1824459581100678/posts/3288737001339588/?comment_id=3288989404647681&reply_comment_id=3289160841297204meridionale)

I corsi ed i ricorsi storici sulle edizioni del “famigerato” libro d’oro si protrassero a lungo e fino al 1937, non ci fu modo di conciliare il sacro aristocratico ultramillenario, in molti casi, della nobiltà centro meridionale, con quella recente o addirittura recentissima ( tanti sono gli imprenditori del nord che hanno ricevuto la corona comitale nel giro di poche ore e senza aver de facto dato prova di nobiltà patria, insomma nobilitas da parvenu). Ne ho già spesso discusso e non credo sia il caso di perseverare. Dunque una ricerca approfondita in questo senso credo sia impossibile. Ho citato in varie occasioni come veri Marchesi ossia “conti di Marche” con sterminati territori sui quali porre la propria sovranità vassallata al proprio Re, ossia la baronia di Regno ( mero e misto impero) non furono riconosciuti tali in prima, seconda , terza ecc battuta, al contrario degli imprenditori di cui prima. Moltissimi i Fueros di origine spagnola che disdegnarono perfino di mostrare i propri documenti ducali a Principi, eletti tali dietro esborso di fior di denaro ( primi anni del nuovo Regno unitario) con prerogativa di principato posto su di un piccolo villaggio, proprio adiacente ad una mia tenuta, diverse volte più estesa di quanto sia il piccolo villaggio succitato, tenuta che a sua volta è quanto ci rimane di una molto più vasta e semplice baronia risalente al 1396 concessaci per la sovranità ducale da Martino I di Sicilia, su tutti i capitoli Gerosolimitani di Sant’Andrea e Sant’Elia. Non conto Realmonte, la valle del Gela, tutto il Mendola, la contea di Piazza Armerina, la Sovranità su Soría, Aprigliano, Cassano, Ayerbe, Villahermosa, quasi tutto il Léon con Chiuela e Esteras ecc ecc , cose che permettono di capire come molta aristocrazia del Sud fosse scandalizzata da richieste di funzionari del nuovo stato nazionale, che non tennero conto, non tanto di titoli e di personalità di spicco, quanto ed ancora più gravemente della Storia che era indissolubilmente legata a questi nomi, ai nostri nomi e che nessun libro d’oro potrà mai realmente compendiare. Son d’accordo dunque con quanti si spingono con sincerità d’animo a ricercare la nobiltà nelle azioni giuste, nella Pietas, fondamento della Cavalleria e della originale Nobiltà, nell’onesto daffare per portare profitti al popolo ed alla Patria e a donare se stessi per quanti soffrono. Non credo che oggi possa esistere altro tipo di Nobiltà. I Gentili d’un tempo furono sempre soverchiati dai parvenu e ciò si verifica quando si crede che la Nobiltà sia un agio e non una tremenda responsabilità.

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