Un film visto per caso su Sky una sera che non avevo nulla da fare, esso è definito come “Noir di fantascienza, opera prima di Lisa Joy, con Hugh Jackman e Rebecca Ferguson. In un futuro distopico, un ‘mental detective’ che fa rivivere i ricordi, indaga su una cliente scomparsa”.
Il punto focale è la macchina che permette di rivivere, tramite una scansione della memoria, eventi passati con tutte le sensazioni provate a suo tempo. Ancorché la trama sia inconsistente, il film suscita una riflessione sul concetto di nostalgia: la nostalgia nulla ha a che fare con i rimpianti (“oh, se avessi risposto a quell’annuncio di lavoro oggi sarei il capo di una grande azienda!”), essa è relativa comunque ad eventi vissuti e non ipotetici, eventi che si trovano da qualche parte nella nostra memoria.
L’idea è resa molto bene da un vecchio canto abruzzese:
“Vulesse fa’ ‘rvenì pe’ n’ora sole / lu tiempe belle de la cuntentezze”
Nel film si vedono anche i diversi gradi di nostalgia, dal caso di colui che vuole rivivere un evento per una volta e poi continua la sua vita, al veterano, mutilato di guerra che, avendo perso un cane cui era particolarmente affezionato, ogni giorno torna alla macchina per rivivere un momento di gioco con lui (*), fino al caso limite del protagonista che, volontariamente, sceglie di trascorrere il resto della propria vita in una sorta di coma rivivendo in continuazione lo stesso evento. Perché della nostalgia si può divenire prigionieri.
(*) interessante il commento del veterano allorché gli viene regalata la registrazione dell’evento in modo che possa rivederlo a casa sua: “non sarebbe la stessa cosa, non potrei accarezzarlo”.
Gianluca di Castri (IdeaConsult) 