Sono passati dieci anni dal convegno organizzato dall’ISIPM sui “pionieri del project management” in cui presentai la memoria che è già stata pubblicata in questo diario.
Se ne deduce pertanto che quest’anno io compirò i cinquanta anni di esperienza: effettivamente ho iniziato la mia attività professionale il 4 settembre 1972.
Nella conclusione del testo del 2012 presentavo la mia visione delle sfide del XXI secolo, che sono tuttora valide ma alle quali se ne è aggiunta almeno una, la necessità di trovare il giusto equilibrio fra lavoro in presenza e lavoro in modalità remota.
L’evento pandemico iniziato nel 2020 e non ancora concluso ci ha costretti ad un passo cui non eravamo ancora pronti ma che, comunque, siamo stati in grado di affrontare, pur con qualche difficoltà, ma dobbiamo essere ben consapevoli che il lavoro in modalità remota non potrà, almeno per il momento, sostituire del tutto il lavoro in presenza.
Lavorando in remoto si perde tutto ciò che riguarda la comunicazione non verbale, che nell’essere umano ha ancora un’importanza notevole, si riesce a conservare il rapporto sociale con i colleghi ma non si riesce a formare nuovi rapporti sociali. Peggio ancora nei congressi virtuali, in cui ci si limita a partecipare alla presentazione che ci interessa direttamente, perdendo la possibilità di ampliare la propria rete di conoscenze professionali. Il relatore inoltre ha spesso la sensazione di parlare ad una platea di “anime morte”.
D’altra parte le attività in modalità remota sono molto più economiche, sia in termini di costo che in termini di tempo, compensando così in parte la loro minore efficacia.
L’ulteriore sfida dei prossimi decenni sarà appunto quella di trovare un giusto punto di equilibrio.
Gianluca di Castri (IdeaConsult) 