La conferenza ENERGYEAR 2021 ha avuto luogo nei giorni 15 e 16 settembre presso NH Conference Centre a Milanofiori. È stato il primo evento in presenza dopo lungo tempo, il desiderio di ritrovarsi di tutti i presenti, che bene o male già in buona parte si conoscevano fra loro, ha ritardato lo svolgimento dei lavori pur senza compromettere il completamento dell’agenda.
Il programma era articolato su una serie di interviste a gruppi di esperti, ogni gruppo aveva un argomento definito e, più o meno, quarantacinque minuti di tempo.
Riassumiamo qui di seguito alcune considerazioni che sono emerse durante i due giorni di lavoro:
Autorizzazioni: i tempi ed i vincoli che le procedure di autorizzazione pongono alla realizzazioni di impianti di energia rinnovabile mettono a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi che l’Italia si è posta per il 2030, basti pensare che il tempo medio per l’ottenimento di un’autorizzazione per un impianto fotovoltaico a terra è di due anni e per un impianto eolico di cinque, Le cause non sono solo la complicazione delle procedure o la notevole mole di norme applicabili, talora in contrasto fra loro e sulle quali l’attuale governo sta comunque intervenendo, ma anche la mancanza di consenso locale da cui derivano ricorsi e controricorsi che possono allungare il ciclo di autorizzazione di anni, giungendo talora al punto di inficiare la fattibilità del progetto. Ci sembra paradossale che non si riescano a realizzare progetti per cui esiste la volontà di farli, esistono i presupposti tecnici ed economici ed esistono i capitali nazionali o esteri per portarli a termine.
Volontà e consenso locale: mentre esiste senz’altro la volontà del governo di mantenere gli obiettivi previsti per il 2030, tale volontà tende a scemare sul territorio (NIMBY). Gli impianti fotovoltaici raramente sono graditi dalle comunità locali: si tratta di un fenomeno generalizzato le cui cause sono diverse e sulle quali è necessario lavorare, sia da parte degli organi governativi sia da parte di sviluppatori ed investitori.
Tutela del paesaggio ed agricoltura: gli argomenti più comuni contro la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra sono comunemente due, il consumo di suolo agricolo e la tutela del paesaggio. Il primo argomento è del tutto infondato: la superficie necessaria per raggiungere gli obiettivi è meno dell’ 1% dei terreni agricoli abbandonati, viene spontaneo domandarsi che senso abbia voler difendere l’uso agricolo di un terreno argilloso che in passato era forse utilizzato per la produzione del fieno e che in futuro è destinato a restare comunque incolto. Il secondo argomento richiede un altro tipo di considerazioni: se noi siamo convinti che sia un corso un cambiamento climatico di origine antropica e che la transizione energetica possa mitigarne gli effetti, dobbiamo per coerenza ammettere che la conservazione dello stato attuale non è possibile ed il paesaggio è comunque destinato a cambiare: si tratta di scegliere fra una desertificazione incontrollata e la possibile mitigazione del fenomeno.