Il bene comune non sempre e non necessariamente coincide con la volontà di una maggioranza, soggetta all’influsso di fattori emotivi e talvolta scarsamente o non correttamente informata. Pur dovendosi ascoltare la volontà popolare, che è un importante indicatore, tuttavia i governanti dovrebbero avere il potere e la capacità di seguire il bene comune e non di cavalcare l’onda mutevole degli umori e degli amori del popolo, a maggior ragione allorché siano in gioco gli interessi permanenti della nazione o dello stato.
La democrazia pertanto ha bisogno di un’autorità che possa agire da moderatore nonché da garante degli interessi permanenti: per ottenere ciò, è necessaria una definizione del Bene Comune e degli Interessi Permanenti.
Del Bene Comune da’ una definizione la Dottrina Sociale della Chiesa che penso possa essere condivisa anche da chi non è cattolico: “per bene comune s’intende l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente. Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro” (http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html#a – n. 164 comma 1 e 2)
Per quanto concerne gli Interessi Permanenti, pur se citati da molte fonti (ivi compresa la costituzione francese del 1946) non ho trovato una definizione autorevole: riassumerei dicendo che gli interessi permanenti sono quelli la cui validità temporale non solo supera il ciclo di breve termine (che in politica si può far coincidere col ciclo elettorale) e quello di medio termine (che secondo molti si può far coincidere con il lasso di tempo di una generazione, cioè da 25 a 33 anni. Personalmente propendo per una visione temporale più lunga), ma che non ha un termine definito per cui se ne suppone la validità per tutto il periodi di esistenza dello stato o nazione o per lo meno per cicli secolari.