Il crollo del ponte a Genova

Questo testo è stato da me preparato per un dibattito in seno all’ AICE – Associazione Italiana di Ingegneria Economica e destinato alla pubblicazione su LinkedIn. Per facilità di lettura, lo trascrivo interamente sul mio blog www.dicastri.club

  1. In primo luogo tendo ad escludere un errore del progettista. Morandi ha progettato agli inizi degli anni ’60, con le cognizioni ed i dati che erano disponibili all’epoca. Io stesso ho studiato ingegneria pochi anni dopo, ed ho frequentato al IV anno il corso di Tecnica delle Costruzioni del prof. Cestelli Guidi alla fine degli anni ’60: il cemento armato precompresso era ritenuto il materiale da costruzione del futuro, lo stesso Cestelli Guidi aveva progettato, fra l’altro,  i grattacieli antisismici di Tehran con pilastri in CA precompresso, soluzione all’epoca innovativa (per quanto ne so, i grattacieli sono ancora lì), più recentemente Renzo Piano invece di precomprimere il calcestruzzo ha precompresso le pietre (Chiesa di san Pio in san Giovanni Rotondo). Oggi il precompresso viene considerato in maniera diversa, inoltre sono  migliorate le nostre conoscenze sul fenomeno della fatica nei metalli e perciò anche delle armature del precompresso e, fattore non trascurabile, sono cambiati i dati relativi al traffico, che oggi è molto diverso da quello degli anni ’60 e la sua evoluzione non era prevedibile.
  2. Certo che il colpevole o i colpevoli devono essere puniti, tuttavia non saranno mai individuati in maniera certa, non perché non ci sia la volontà di individuarli ma perché non è proprio possibile: la causa del crollo infatti non è nella colpa, o peggio nel dolo, di una o più persone ma principalmente nell’inefficacia e nell’inefficienza di un sistema in cui è difficile e spesso impossibile  prendere qualsiasi decisione,  per cui si genera una serie di omissioni nessuna delle quali ha causato il disastro, che è  un risultato del sistema e non dell’azione o dell’omissione del singolo. Certo, saranno trovati uno o più capri espiatori da dare in pasto all’opinione pubblica, non è giusto ma si tratta di un’esigenza politica e sociale che deve comunque essere soddisfatta.
  3. Anche il revocare la convenzione è un atto politico, per il quale vale lo stesso discorso. Il concessionario ha comunque un patrimonio di competenze tecniche che così andrà disperso, e dubito che la gestione del parco autostradale migliorerà.
  4. Ma allora cosa si può fare per risolvere i problemi di Genova, che di quel ponte ha bisogno?  Serve un commissario con pieni poteri di operare praeter legem ed in qualche caso persino contra legem, di affidare i lavori senza essere soggetto a ricorsi amministrativi o di altra natura e così via. Per fare ciò in passato ci si sarebbe affidati ad un militare, e si deve dire per obiettività che finché ciò è stato possibile il sistema ha funzionato (Olimpiadi di Roma, 1960), in epoca successiva ci si è affidati alla Protezione Civile, ma anche questo non è più possibile, viene spontaneo pensare che l’invidia, vizio latente del nostro popolo e non solo del nostro popolo, tenda a distruggere tutto ciò che, funzionando bene, dia lustro a chi vi è coinvolto, ma noi respingiamo questi pensieri maligni. Oggi serve un commissario dotato di pieni poteri e supportato da una legge speciale, circa il dibattito se debba essere un “politico” o un “tecnico” il commento è che, chiunque egli sia, deve essere in grado non solo di dialogare, ma di imporsi, sia confrontandosi coi politici che coi tecnici.
  5. Il discorso diviene più complesso se consideriamo in generale il problema delle opere pubbliche in Italia. Sarebbe necessaria un’autorità con forti poteri, capace di decidere e di riformare il sistema di costruzione e gestione delle opere pubbliche aumentando i poteri di decisione discrezionale dei dirigenti, che dovranno però assumersene la responsabilità: dissolvere la responsabilità individuale in una pletora di comitati ed in una incomprensibile sequela di atti e procedure serve solo a non decidere ed a non agire.

Gianluca di Castri

15/09/2018

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