Da tempo è invalsa l’abitudine di infarcire il proprio discorso o i propri scritti con parole in un’altra lingua, attualmente è di moda l’inglese. Si suol dire che è difficile o talora impossibile trovare l’equivalente italiano del termine inglese di uso corrente. Ciò può essere vero in alcuni, limitati casi, ma nella maggioranza dei casi è un abuso, spesso indice di scarsa cultura. Molti termini tecnici o scientifici usati nella lingua inglese derivano da radici latine o greche, pertanto l’equivalente italiano non può non esistere.
L’abitudine è antica, cambia solo la moda: ho trovato, in un registro parrocchiale del XVI secolo, un testo infarcito di parole spagnole, anche in questo caso si trattava di inclusioni del tutto inutili: dire allora che una persona avesse “32 años”, così come dire oggi che “dobbiamo cercare la location per il party“, era ed è solo indice di ignorante esibizionismo.
In Francia hanno affrontato il problema ed ottenuto qualche risultato, in Italia ho solo notizia di un’iniziativa recente dell’Accademia della Crusca, ma mi sembra ci sia ancora molto da lavorare.