Parliamone ancora un po’, di queste “nonne” di cui spesso si favoleggia sul Facciario, meglio noto con il nome inglese di Facebook, e su altre reti di comunicazione sociale.
Si tratta di esemplari femminili della specie “homo sapiens”, comunemente note con il nome di donne, nate fra la fine degli anni 40 e la prima metà degli anni 50 dell’ ultimo secolo del passato millennio (forse anche qualche anno dopo).
È vero, hanno avuto il coraggio di accorciare la gonna e di mostrare le cosce, portando a termine un percorso di accorciamento della gonna iniziato più o meno agli inizi del XX secolo, in particolare con la prima guerra mondiale e negli anni successivi, processo che aveva avuto una timida anticipazione a metà del XVIII secolo.
Sono state le protagoniste della così detta rivoluzione sessuale, che in buona parte è consistita nel portare allo scoperto costumi che già esistevano da tempo: alcune hanno forse dimostrato un eccessivo entusiasmo rivoluzionario.
Eppure erano ancora donne: se uno avesse inviato loro in mazzo di fiori avrebbero ringraziato e non denunciato, non avrebbero reagito a un garbato complimento come se fosse una mortale offesa e non avrebbero sporto denuncia per molestia e, principalmente, facevano ancora l’amore invece di fare sesso.
Personalmente, alcuni anni or sono, sono stato insultato da una giovane donne cui avevo ceduto il passo all’ingresso di un grande magazzino: “come ti permetti, maschilista stronzo!”. Per essere obiettivi, questa non era una “nonna” ma forse solo una “mamma”, in altre parole era più giovane, non saprei dire quanto più giovane.
Da allora, quando mi trovo a una porta con una donna, passo per primo con uno spintone e, se possibile, le calpesto il piede con il tacco, scusandomi ovviamente subito dopo. In ambedue i casi ricevo nella migliore delle ipotesi un grugnito di protesta.
In fondo volevano divertirsi un po’ e poi formare una famiglia ed avere dei figli, però non troppi.
Poi, progressivamente, hanno iniziato a sostituire le arti seduttive con la rivendicazione dei diritti, nonché ad assumere atteggiamenti tipicamente maschili (i tabaccai possono darne testimonianza): infine la situazione si è evoluta (personalmente preferisco dire deteriorata) e si è giunti alla negazione della maternità e pertanto della stessa femminilità che a essa è correlata. La stessa immagine della donna è cambiata, tanto per cominciare dall’abbigliamento, dagli atteggiamenti e dai modi di esprimersi.
So che molte donne non accettano il fenomeno che io ho testé definito “negazione della maternità”, ma di fatto il fenomeno è ampiamente documentato dalle statistiche demografiche e non credo sia necessaria alcuna ulteriore dimostrazione.
Si è in tal modo passato dal fenomeno detto “maschilismo” (uomini che vogliono mettere i piedi in testa alle donne) al “femminismo” (donne che vogliono mettere i piedi in testa agli uomini)
Nihil sub sole novum
لا شيء جديد تحت الشمس
