Parlando delle lingue artificiali, dobbiamo iniziare con alcune considerazioni sul latino medievale. Come è noto, le lingue parlate nell’Impero romano erano il latino ed il greco, quest’ultimo nella versione nota come κοινὴ διάλεκτος o kοινὴ ἑλληνική evolutasi successivamente nel romaico (ῥωμαϊκός) impropriamente noto con il nome di greco bizantino.
Il latino era parlato a vari livelli: esisteva la lingua di cultura, per capirci quella di Cesare e Cicerone, parlata dalle classi sociali più elevate ed utilizzata nei documenti e nei testi scritti, nota come lingua latina classica o aurea, esisteva il latino volgare (sermo vulgaris) usato nel parlare corrente dalle classi sociali medie e basse ma talora anche in ambienti più elevati ed infine le varie forme gergali (sermo militaris, sermo rusticus, etc.)
Nelle varie province dell’impero, ove il latino non era o era solo in parte la lingua madre della popolazione, iniziarono a formarsi lingue locali identificate con il termine generico di “lingua romana (rustica)”, evoluzione del “sermo provincialis” delle singole province: esse sono caratterizzate da una diversa fonetica, dall’introduzione di tempi verbali composti, peraltro già presenti in epoca classica ancorché poco usati e dalla semplificazione della declinazione i cui casi tendono a ridursi di numero. Ad esempio, il complememnto di specificazione invece che in genitivo si rende sempre più con de + caso indiretto (ablativo)
Caduto l’Impero, il latino continuò ad essere usato come lingua di cultura per secoli, mentre le lingue romanze iniziavano a differenziarsi, vennero in uso anche forme intermedie fra il latino e le lingue locali (quasi romançum, lingua romana, &c).
La riforma carolina, voluta – come dice lo stesso nome – da Carlo Magno – ebbe lo scopo di cristallizzare la lingua latina per l’uso ufficiale creando così una lingua che fu usata per secoli ma che di fatto non era più il latino classico ma che s può considerare una sorta di lingua artificiale, essendo conosciuta da tutti ma sempre meno usata come lingua corrente ed essendo la lingua madre di un numero sempre più ridotto di persone.
L’Unione Europea sarebbe potuta essere un’occasione per una rinascita della lingua latina, ma così non è stato: tuttavia sarebbe opportuno riconoscere al latino lo status di “lingua ufficiale ad honorem” o qualcosa di simile, a memoria dell’importanza che esso ha avuto per secoli nei documenti ufficiali e nella cultura. Non dobbiamo dimenticare inoltre l’importanza che il latino ha avuto, ed ha tuttora, nella Chiesa Cattolica sia come lingua liturgica che come lingua ufficiale.

