John Keegan – La guerra e il nostro tempo

John Keegan – La guerra e il nostro tempo – Oscar Storia Mondadori – 2002

Keegan, professore di Storia Militare, scriveva questo libro nel 1998 (la traduzione in italiano è di alcuni anni successiva), quando l’equilibrio che, ancorché basato sul terrore, aveva garantito la pace generale (1) dal 1945, iniziava a mostrare segni di cedimento ma ancora l’illusione della globalizzazione, anch’essa crollata dopo l’11 settembre 2001, poteva permettere di credere in una pace generale ancora per lunghi periodi.

Keegan distingue un’epoca in cui la guerra era condotta da eserciti relativamente piccoli costituti da professionisti o mercenari, durata fino al XVIII secolo, dall’epoca iniziata con la rivoluzione francese, caratterizzata dalla leva obbligatoria e degli eserciti di massa, con guerre più sanguinose e meno rispettose della popolazioni civile. In ordine di preferenza, egli distingue fra:

  • un esercito di professionisti, addestrati in apposite accademie, rispettose del principio di autorità e consapevoli del fatto che solo l’obbedienza e l’esecuzione spontanea degli ordini potevano far funzionare l’esercito e risparmiare vite; in particolare gli ufficiali dotati di una forte etica che identifica l’adempimento del dovere con l’onore personale (2);
  • un esercito di mercenari ed infine
  • un grande esercito ottenuto da una leva in massa della popolazione, spesso con un livello di addestramento medio-basso ed utilizzato prevalentemente come “carne da cannone” per occupare un territorio e mantenere la propria presenza.

Circa gli eserciti attuali (cioè del 1998, ma ciò che dice è valido ancora adesso, nel 2023) egli fa notare che mentre le nazioni maggiormente sviluppate sono tornate o stanno tornando ad eserciti di professionisti con un organico relativamente ridotto, le nazioni meno sviluppate continuano ad avere grandi eserciti di leva.

Nel capitolo “Guerra e stato” Keegan analizza l’evoluzione storica degli eserciti, facendo altresì presente che, in molte guerre, vi sono eserciti che non sono organismi di uno stato internazionalmente riconosciuto e che, d’altra parte, sono esistiti stati senza esercito permanente.

Lo riassume più o meno così:

  • Regno egizio, di fatto privo di esercito dal 3000 al 1700 avanti Cristo (lungo periodi di pace per evidenti ragioni geografiche).
  • Obbligo generale di presentarsi alle armi nelle civiltà della Grecia antica e della Roma repubblicana, che poi evolve in
  • Esercito professionale nella tarda repubbliche a poi nell’Impero Romano, fortemente addestrato soggetto a rigide regole di comportamento.
  • Fortificazione strategica in Cina.
  • Eserciti senza stato (esempio dei nomadi asiatici).
  • Legislazione religiosa sui conflitti e le relative limitazioni, sia cristiane che musulmane, che sottopongono la guerra ad una sorta di controllo superiore, oggi diremmo internazionale.
  • Guerra dei trent’anni, con la fine del controllo religioso e la trasformazione dello stato in un organismo amorale.
  • Eserciti permanenti in Europa.
  • Guerra ideologica ed i grandi eserciti di massa soggetti ad obbligo di leva dal 1989 al 1945.
  • Progressivo abbandono della leva militare a partire dal 1945 e ritorno agli eserciti professionali e ad una forma di controllo internazionale.

Per obiettività si deve dire che la situazione così come si è evoluta dal 1998 ad oggi limita l’ottimismo di Keegan solo agli eserciti di alcuni paesi

Note:

(1) parlando di pace generale intendiamo l’assenza di conflitti di carattere continentale o mondiale, dal 1945 ad oggi i conflitti locali sono stati centinaia

(2) personalmente provengo da una famiglia di militari, comprendo ciò che dice Keegan e lo condivido

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