In un loro studio, Giovanni Andrea Cornia e Julius Court (2001) giungono a suggerire politiche per il raggiungimento della distribuzione ottimale di ricchezza. Gli autori raccomandano di ricercare la moderazione anche per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza cercando di tenersi lontani dai casi estremi.
Sia un egualitarismo eccessivo che una grande diseguaglianza condurrebbero a una crescita lenta. Un eccessivo egualitarismo porta a incentivi-trappola, speculazione, grandi costi di operazione e corruzione nel sistema di redistribuzione, che limiterebbe il potenziale di crescita del Paese.
D’altra parte, una iniquità estrema diminuirebbe anch’essa il potenziale di crescita distruggendo la coesione sociale, aumentando il malcontento pubblico e alimentando il conflitto sociale, e causando incertezze riguardo ai diritti di proprietà. Quindi la politica pubblica deve avere come obiettivo un “intervallo di inegualità efficiente”.
Gli autori sostengono che questo intervallo di efficienza sia rappresentato da valori del coefficiente di Gini compreso tra 0,25 (equità tipica dei paesi Nord europei) e 0,40 (quello di Paesi come la Cina e gli USA).
Il profilo preciso della relazione tra iniquità e crescita varia, naturalmente, cambiando Paese dipendendo dalle risorse investite, la storia del Paese, eventuali livelli di povertà assoluta ancora presenti, e la quantità di programmi sociali presenti, così come dipende dalla distribuzione dei capitali fisici ed umani nel territorio.
Si deve notare, inoltre. che l’intervallo 0.25 – 0.40 coincide con l’intervallo dei paesi attualmente già sviluppati, mentre un’analisi sullo sviluppo economico nella storia potrebbe mostrare un intervallo più ampio.