Sono esistite nella storia situazioni di emergenza in cui uno stato sovrano ha dovuto imporre la censura, anche sulla corrispondenza privata, e non si può escludere che ciò possa essere ancora necessario. Non è però tollerabile che la censura sia imposta da un’azienda di diritto privato, per di più non italiana e senza alcun titolo ad agire in tale senso. Si potrebbe obiettare che l’azienda in questione gestisce un circolo privato che può avere delle regole, la domanda è; un “circolo privato” cui si accede liberamente e senza alcuna quota di iscrizione e che vanta oltre due miliardi di membri è ancora un circolo privato oppure una gigantesca piazza pubblica?
In particolare, il riferimento è ad una notizia pubblicata in data 13/01/21 dal quotidiano IL TEMPO e ribaltata su LinkedIn che riporto qui di seguito.
“Facebook ci ha bloccato 34 pagine e ce ne ha cancellate 14 – spiega Giovanni Battista Patete, responsabile della comunicazione social di Fratelli d’Italia per la provincia di Treviso -. Pagine nelle quali si parlava esclusivamente del nostro partito, dei nostri amministratori e di Giorgia Meloni”.
La censura di Zuckerberg: bloccate le pagine social di Fratelli d’Italia – Il Tempo