Il giorno 8 ottobre Vesuvio Live ha pubblicato una notizia relativa ad un prete casertano che avrebbe detto, durante l’omelia, “Chi vota Lega esca da questa chiesa” o, più precisamente “I leghisti sono assassini e nemici della Croce di Cristo perché si oppongono allo ius culturae. Chi condivide le idee di Salvini è preferibile che vada a farsi una passeggiata fuori“.
Supponendo che la notizia sia rispondente al vero (il sito Vesuvio Live non è un sito di fake news) ho fatto questo commento:
“Un prete che usa frasi del genere, e c’è ne sono stati altri, sta facendo un’affermazione non solo inopportuna, ma anche illegittima nonché teologicamente scorretta. Ciò indipendentemente da qualsiasi giudizio di merito sul partito in oggetto.”
Poiché il mio commento sembra non essere stato compreso da tutti, intendo spiegare meglio il mio punto di vista, ed in particolare relativa alle tre definizioni di inopportuna, illegittima e teologicamente scorretta.
- Il giudizio di opportunità è soggettivo e pertanto per definizione discutibile, tuttavia credo si possa condividere che l’omelia non è non deve essere una tribuna per far comizi né per esprimere idee personali.
- La chiesa, da almeno trent’anni a questa parte, ha scelto di evitare di dare indicazioni di voto; comunque eventuali decisioni in merito non competono certo al singolo sacerdote, ma devono essere date dal vescovo o, meglio, dalla conferenza episcopale. Non attenersi a simili decisioni è illegittimo, in quanto i sacerdoti sono soggetti a vincoli di obbedienza.
- L’omelia la lo scopo primario di proclamare la Parola proclamata immediatamente prima, solo eccezionalmente può trattare di morale o di episodi di rilievo per la comunità; l’articolo non chiarisce quale fosse questo legame, sarebbe interessante saperlo.
- Il nocciolo della questione comunque è nel fatto sacerdote in oggetto non si sia rivolto al sig. Salvini né ai politici della Lega, bensì agli elettori: circa 4 milioni di italiani che, comunque in buona fede, hanno votato per il partito in oggetto sarebbero “assassini e nemici della croce di Cristo”. Obiettivamente, sembra un po’ eccessivo.
- Il sacerdote in oggetto dovrebbe sapere che la chiesa incoraggia la partecipazione anche e principalmente dei peccatori, persino di coloro che non possono accostarsi ai sacramenti e fra l’altro non mi sembra che, allo stato attuale, esista alcun criterio in base al quale si possa dichiarare che gli elettori di un partito siano “ipso facto” peccatori.
Note:
- in passato erano talora esclusi dalla partecipazione alla Messa i “pubblici peccatori”, categoria non più utilizzata e che comunque non sembra applicabile al caso in oggetto, visto che il voto è segreto
- una possibile obiezione potrebbe essere relativa alla “scomunica dei comunisti”, nome con cui è noto un decreto della Congregazione del Santo Uffizio del 1949, approvato da Pio XII e confermato successivamente da Giovanni XXIII. Tale decreto effettivamente escludeva dai sacramenti, ma non dalla partecipazione alla Messa, i cristiani che, consapevolmente e liberamente, si fossero iscritti o avessero sostenuto il partito comunista, in quanto “apostati della fede cattolica” (il comunismo, che all’epoca era il marxismo-leninismo ortodosso, era configurato come apostasia della fede cattolica e non come semplice movimento sovversivo – https://it.wikipedia.org/wiki/Scomunica_ai_comunisti)