Ho conosciuto poco zio Ettore, ma ne ho molto sentito parlare da mio padre. Uomo di grande cultura, iniziò la sua carriera come insegnante di greco, finché non decise che “gli era passato il demone socratico” e si dedicò al tedesco: divenne professore universitario, titolare della cattedra di tedesco presso l’Istituto Orientale di Napoli.
So che, oltre al tedesco, al latino ed al greco conosceva il sanscrito, il lituano ed altre lingue indoeuropee, fu con lui che mio padre mi mise in contatto quando iniziai a mostrare interesse alla derivazione delle lingue, e credo che lui mi abbia trasmesso un po’della sua passione per la materia, perché anch’io, sia pure in maniera marginale, mi sono dedicato allo studio di varie lingue.
Purtroppo la sua salute era malferma: le sue condizioni peggiorarono quando, credo durante la guerra, si ammalò di pertosse da cui derivò una complicazione polmonare che gli causò lesioni permanenti.
Non so molto altro di lui. Il mio ricordo è quello di un uomo avanti negli anni, più di quando non fosse in realtà, sembrava molto più anziano di mio padre anche se in realtà era solo di quattro anni maggiore di lui.
Purtroppo non ho ricordo della moglie, Beatrice Lomonaco e nota in famiglia come zia Bice, ne ho sentito però parlare più volte da mia cugina Luciana: sembra che zia Bice fosse un tipo stravagante, Luciana mi raccontò di quando l’aveva incontrata in giro per Napoli vestita da cavallerizza, si tratta di un ricordo della prima metà degli anni 50 e la cosa era decisamente più inusuale di quanto non sembri oggi. Mi spiace di non saperne di più.