Sintesi
Fra gli argomenti proposti per la riflessione sull’animazione culturale vi è, al secondo punto, il tema “lavoro ed economia”, argomento particolarmente delicato perché porta alla luce una difficoltà di comprensione, da parte degli studiosi di economia, del magistero della Chiesa in materia economica nonché delle proposte che ne derivano.
In particolare gli studiosi di economia non riescono a comprendere perché vi sia una separazione fra i principi enunciati dalla Dottrina Sociale della Chiesa e le teorie economiche correnti. D’altra parte, lo studioso si rene conto che la Dottrina Sociale si pronuncia su temi di etica sociale e non propone modelli economici .
A titolo di esempio, l’enfasi posta sulla distribuzione del reddito senza attenzione alla produzione del reddito stesso, oppure il concetto di “sobrietà” che ha senz’altro una grande valenza etica ma che, concretamente applicato, avrebbe un effetto recessivo sull’economia, contribuendo così ad aggravare proprio quei problemi che si vorrebbero risolvere: in parole povere, il rischio è la riduzione dei consumi e conseguentemente della produzione, con un generale impoverimento, di cui maggiormente soffrirebbero proprio quei poveri che vogliamo aiutare. A maggior ragione nei rapporti internazionale, ove le prime spese ad essere ridotte in caso di recessione sono gli aiuti allo sviluppo di paesi terzi.
Luigi Pasinetti ha trattato diffusamente l’argomento, affermando nelle sue riflessioni finali che «quando si considera o esamina o indaga lo stesso fenomeno da punti di vista diversi, è perfettamente logico che si possa giungere a deduzioni o osservazioni o riflessioni diverse. Queste non possono però essere tra loro incompatibili. Anzi, buon senso e ragione vorrebbero che fossero complementari».
A mio parere, una parte dell’incompatibilità di cui parliamo è dovuta a problemi di natura semantica, che meriterebbero di essere maggiormente approfonditi, al fine di evitare che il cattolico che voglia affrontare temi economici, con una certa cognizione di causa, ma senza essere ad un livello tale da poter aspirare al premio Nobel, non potendo superare la difficoltà a conciliare
Dottrina Sociale della Chiesa e teorie economiche correnti
- . L’enfasi posta sulla distribuzione del reddito senza attenzione alla produzione del reddito stesso; forse, invece di insistere sulle diseguaglianze, si dovrebbe insistere sulla necessità di un tenore di vita decoroso per tutti, lasciando agli economisti le considerazioni di carattere distributivo. Si corre altrimenti il rischio di combattere la ricchezza invece di combattere la povertà[3].
- Il concetto di “sobrietà” che ha senz’altro una grande valenza etica ma che, concretamente applicato, avrebbe un effetto recessivo sull’economia, contribuendo così ad aggravare proprio quei problemi che si vorrebbero risolvere: in parole povere, il rischio è la riduzione dei consumi e conseguentemente della produzione, con un generale impoverimento, di cui maggiormente soffrirebbero proprio quei poveri che vogliamo aiutare. A maggior ragione nei rapporti internazionali, ove le prime spese ad essere ridotte in caso di recessione sono gli aiuti allo sviluppo di paesi terzi. Inoltre si presuppone che la sobrietà debba essere da tutti liberamente perseguita, senza considerare che essa, «costringendo tutti ad un livello inferiore di benessere, può suscitare un più elevato tasso di conflittualità sociale ed il conseguente ricorso ad una più diffusa coercizione»[4].
- Paradossalmente, lo stesso potrebbe avvenire limitando gli sprechi di cibo: pur essendo l’obiettivo un imperativo etico, senza un costoso programma di assistenza, non un grammo del cibo risparmiato potrebbe in realtà essere devoluto a coloro che si trovano in uno stato di indigenza alimentare, la quale nella gran parte dei casi non è dovuta a mancanza di cibo, bensì a mancanza dei mezzi per acquistarlo[5]. La riduzione degli sprechi non comporta, di per sé, alcun trasferimento di reddito a chi è più povero; il rischio dell’eventuale programma di assistenza è che i costi siano superiori ai benefici.
- Sergio Ricossa, Impariamo l’economia, Rubbettino, 2012
- Amartya Sen, Lo sviluppo è libertà, Mondadori, 2000
- Luigi Pasinetti – Dottrina Sociale della Chiesa e Teoria Economica – VII Simposio internazionale dei docenti universitari organizzato dal Vicariato di Roma – 24/06/2010
- Thomas E. Woods junior, the Church and the Market, Lexington, 2005
- Michael Novak, L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo, Edizioni di Comunità, 1994
- Luca Simonetti, Contro la decrescita, Longanesi, 2014
- Jeffrey Sachs, the End of Poverty, Penguin, 2005
- Branko Milanovic, The inequality possibility frontier: the extensions and new applications, World Bank, 2013
- Piketty, Disuguaglianze, Università Bocconi Editore, 2014
- Rawls, a Theory of Justice, Harvard University Press, 1971
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