Gianluca di Castri – La corresponsabilità laicale
Intervento alla XV sessione del Consiglio Pastorale Diocesano
Il tema della corresponsabilità laicale è oggi di estrema attualità: obiettivamente ciò è in parte dovuto non tanto ad una scelta strategica quanto alla carenza di vocazioni, si tratta comunque di una realtà con cui dobbiamo confrontarci. La corresponsabilità laicale non è un argomento di discussione ma un obiettivo da raggiungere.
Per un’effettiva attuazione del concetto stesso di corresponsabilità mi sembra sia necessario un percorso di maturazione, che deve essere seguito sia dai sacerdoti che dai laici; di fatto, allo stato attuale:
• I sacerdoti non si fidano dei laici, ai quali vorrebbero affidare solo mansioni esecutive ed amministrative, riservando a se stessi tutto quanto riguarda la pastorale, il progetto educativo, la catechesi; il risultato è che, non avendo essi il tempo da dedicare a tali attività, esse sono in sofferenza. I sacerdoti inoltre sono spesso i primi a non valorizzare le risorse che ci sono in parrocchia, limitandosi ad affidare incarichi esecutivi alle persone di immediata disponibilità, senza cercare di reperire e motivare persone che potrebbero adempiere ad incarichi di maggior livello. Essi devono rendersi conto che, mentre in passato era possibile gestire direttamente tutte le attività della parrocchia, circondandosi di collaboratori ed inservienti tuttofare, oggi servono laici motivati, qualificati e di alto livello e bisogna imparare a sceglierli, motivarli e mantenerli.
• I laici sono ancora malati di “clericalismo”, non vogliono assumersi responsabilità; nelle parrocchie vi sono molte persone di buona volontà, che svolgono una miriade di attività ma che non vogliono assumersene la responsabilità e che non vogliono assumersi la funzione di guida di altri collaboratori. Un’ulteriore difficoltà si ha nel fatto che il mandato dei parroci è novennale, mentre spesso il laicato resta attivo in parrocchia per periodi più lunghi; deve essere maggiormente curata la continuità dei mandati laicali al succedersi dei parroci, garantendo quando possibile un periodo di sovrapposizione fra parroco uscente e parroco entrante per il passaggio delle consegne .
Parlare di “corresponsabilità” fra due enti o due persone significa che i due devono attuare di comune accordo ed in collaborazione un programma i cui termini sono stati proposti dalla diocesi o concordati fra i corresponsabili stessi. Nell’ambito parrocchiale, se vogliamo parlare di corresponsabilità, dobbiamo in parte ridurre il potere di decisione del parroco, limitandolo al “ministero della sintesi” propriamente detto : se al parroco viene comunque e sempre lasciata la decisione, non abbiamo un rapporto di corresponsabilità ma di dipendenza. Il laico deve poter operare su un programma concordato ma, una volta che tale programma sia stato approvato, deve avere i mezzi, l’autonomia e l’autorità di portarlo a termine, rispettando i limiti imposti dal programma stesso; in mancanza di queste condizioni, si giungerà inevitabilmente ad una perdita di motivazione del laicato, e ciò porterà alla perdita delle risorse più attive.
Forse alcuni organismi laicali della parrocchia dovrebbero riferire direttamente alla diocesi, tramite il decano o il vicario episcopale di zona, ed avere un rapporto articolato anche con gli uffici di curia.
D’altra parte, è necessario un processo di maturazione del laicato: premesso che, in organizzazioni fondate sul volontariato, è molto difficile istituire dei responsabili e pertanto stabilire una sorta di gerarchia, è tuttavia indispensabile se si vuole ottenere qualche risultato, specialmente nelle realtà di maggiori dimensioni; per poter giungere a ciò servono direttive chiare cogenti da parte della diocesi ed una attività formativa rivolta ai collaboratori.
Alcune proposte:
• Attività di formazione e pressione sui parroci per dar loro gli strumenti necessari alla scelta dei collaboratori e per utilizzare correttamente l’istituto della delega. Tale formazione è prioritaria rispetto a quella sul laicato.
• Attività di formazione dei laici a vari livelli (successiva alla precedente)
• Istituzione di organismi laicali autonomi (centri culturali, associazioni, etc.), sui quali sia esercitata solo un’attività di supporto e controllo senza lederne l’autonomia.
• Affidamento a laici della direzione di alcuni dipartimenti di curia, non come soluzione di ripiego ma come scelta strategica.
• Verifica della possibilità che alcune parrocchie, in assenza del sacerdote, siano affidate a diaconi o a laici che possano svolgere in maniera autonoma la pastorale ordinaria.
Gianluca di Castri