Dell’istituto referendario abbiamo già parlato altre volte, tuttavia il costoso fallimento dei referendum dei giorni 8 e 9 giugno mi spinge a riprendere in esame l’argomento.
- Una prima considerazione generale è che l’istituto referendario ha senso per i “grandi temi” e non per l’abrogazione di un articolo di una legge o, talora, di alcune parole scelte con le pinzette. Ad esempio di grandi temi possiamo considerare le riforme costituzionali, alcuni temi del passato (monarchia/repubblica, aborto, divorzio; per il Regno Unito un “grande tema” è stato BREXIT).
- La selezione di un grande tema può essere fatta in maniera naturale aumentando il numero di firme necessarie perché il referendum sia effettuato: ormai cinquecentomila firme sembra le possa raccogliere chiunque, avrebbe senso richiedere un numero di firme pari al 10% degli aventi diritto al voto, che oggi sono 50.8 milioni compresi i residenti all’estero. In definitiva, con un minimo di arrotondamento, si dovrebbe portare il numero di firme a 5 milioni e prevederne l’aggiornamento periodico.
- Inoltre un grande tema non può essere approvato con la semplice maggioranza dei votanti: con un’affluenza del 30% la maggioranza dei votanti sarebbe costituita dal 15% degli aventi diritto, e ciò non ha senso. Per un grande tema serve la maggioranza degli aventi diritto al voto: ciò potrebbe essere quasi raggiunto, ad esempio, richiedendo un quorum di 2/3 ed una maggioranza di 2/3 dei votanti, ottenendo in tal modo 2/3*2/3=4/9=44.4%. Per pura curiosità, con un numero di votanti pari al 75% degli aventi diritto la maggioranza dei due terzi è esattamente il 50% degli aventi diritto. Per ottenere un’affluenza così alta dovrebbe essere sufficiente il fatto che si tratti di un grande tema tuttavia, vista la situazione attuale, forse è opportuna una riflessione sull’obbligatorietà del voto (1)
- Il quesito referendario dovrebbe essere semplice, anzi lapidario, e di immediata comprensione.
(1) l’obbligatorietà del voto, qualora fosse reintrodotta, dovrebbe essere sostenuta da una sanzione pecuniaria per gli inadempienti che dovrebbe essere sensibile, ad esempio 1% del reddito dichiarato nell’anno precedente, con incremento progressivo in caso di assenze ripetute (1.00%, 1.25%, 1,56%, 1,95%, 2,44%, 3,05%…….)
Chiaramente dovrebbe essere applicata solo per assenze in mancanza di giusta causa.
