Ragogna (1° novembre 1917)

Esiste un’opinione storica generalizzata che il regime di Luigi Cadorna durante la prima guerra mondiale fosse molto più severo nei confronti dei soldati rispetto al successivo regime di Armando Diaz, tuttavia sotto Cadorna i fucilati furono uno per ogni 800 caduti in battaglia, sotto Diaz il doppio. (fonte: Mario Silvestri, Caporetto, BUR 2014, pag. 261).

Tuttavia, restando fermo che, nella tragica e babelica confusione di quei giorni (Caporetto, 24/10/1917), Cadorna mostrò forti doti di fermezza e grande dominio dei propri nervi, l’episodio della testa di ponte di Ragogna getta sul suo carattere uno sprazzo sinistro che fa dubitare della sua integrità morale. Cadorna non può essere tacciato di sanguinario e assassino, per aver ordinato undici volte all’esercito italiani di attaccare sull’Isonzo, non più di quanto lo possono essere Joffre, Douglas Haig, Pershing, Ludendorff e un’infinità di altri per decisioni analoghe. Gli ordini che hanno dato non ne inficiano la moralità di comandanti in guerra. Si può accusarli di errori, imprudenze, spietatezza, ma queste accuse non scalfiscono il loro onore. Napoleone non è un assassino perché fece morire in Russia mezzo milione di soldati: lo è per aver fatto rapire e fucilare il duca d’Enghien. (fonte: ibidem, pag. 220-221)

Nota: il 1° novembre 1917, durante la ritirata sul Tagliamento e dopo aver fatto saltare gli ultimi ponti senza evacuare tutti i difensori italiani, l’artiglieria italiana si diede a bersagliare Ragogna ove erano stati radunati molti prigionieri italiani, cui il nemico rese gli onori militari. (fonte: ibidem, pag. 220)

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