I servizi pubblici sono quei servizi che devono essere accessibili “omnibus”, cioè a tutti i cittadini di uno stato, gratuitamente oppure dietro prestazione di un corrispettivo. Wikipedia definisce il servizio pubblico come “un tipo di servizio reso alla collettività, oggettivamente non economico, secondo la disciplina dei vari ordinamenti giuridici”, tuttavia ciò non significa che esso debba essere erogato direttamente dallo stato.
In realtà, se facciamo ad esempio riferimento alle prestazioni sanitarie, si può pensare ad molteplici soluzioni, ad esempio:
- servizio gratuito (almeno per i cittadini) e a diretto carico dello stato, che lo eroga direttamente tramite un proprio ente o servizio nazionale oppure tramite concessionari convenzionati; il problema di questa soluzione, come di tutti i sistemi in cui l’utente, cioè il destinatario del servizio, non coincide con chi che ne paga il prezzo è che, trovandosi al di fuori del controllo che viene automaticamente esercitato dal mercato, è a rischio di scarsa efficienza e di decadimento progressivo del livello delle prestazioni, cose che peraltro possono essere tenute sotto controllo con un adeguato sistema di controllo qualitativo (*). Circa la differenza fra gestione diretta e tramite concessionari, si deve notare che la gestione diretta può dare origini a organismi pletorici e talora poco efficienti mentre la gestione tramite concessionari crea un mercato delle concessioni che è soggetto alle leggi dell’economia di mercato, ancorché imperfetto. In linea puramente teorica, trattandosi di un’attività il cui fine è il bene comune, essa dovrebbe essere in mano o direttamente a enti di natura pubblica o a fondazioni o comunque a organizzazioni senza scopo di lucro.
- all’estremo opposto vi è il sistema aperto a tutti gli operatori e soggetto esclusivamente alle leggi del mercato, che evidentemente presenta il rischio di non essere di fatto disponibile per i cittadini meno abbienti:
- in alcuni periodi storici e limitatamente ai dipendenti statali, il problema è stato in parte mitigato garantendo ai cittadini il rimborso delle spese sostenute, con procedure farraginose e che spesso davano luogo a contestazioni (per risolvere eventuali problemi di liquidità era anche possibile richiedere anticipazioni);
- in altri casi si è pensato di introdurre tariffe vincolanti per le varie prestazioni che, come tutti i calmieri, sono difficili a far rispettare e, anche istituendo una procedura di controllo rigorosa, ottengono il risultato di rendere difficilmente disponibile la prestazione, lasciando inoltre aperto il problema di coloro che non erano in grado di sostenere la spesa;
- la copertura assicurativa non risolve il problema perché non tutti possono permettersela, a meno che non sia un’assicurazione nazionale offerta a tutti, ma a questo punto viene spontaneo chiedersi se abbia senso
- un sistema intermedio, istituito da un grande gruppo industriale privato ed in funzione fino all’inizio degli anni ’70, prevedeva un ampio catalogo istituti o professionisti qualificati, fra cui il dipendente poteva scegliere liberamente e che erano retribuiti in base alle prestazioni effettuate, venendo in tal modo a creare un sistema di mercato surrogato, che peraltro garantiva almeno in parte quel controllo impersonale che di fatto è esercitato dal mercato.
(*) il sistema di far pagare un corrispettivo convenzionale, come nel caso attuale, non risolve il problema del controllo impersonale del mercato perché di fatto esso è percepito come una tassa e non come un corrispettivo.
