Agli inizi del XX secolo, in una contrada che non nominiamo, si era diffuso un movimento di semplificazione linguistica, iniziato con l’idea di favorire le idee di eguaglianza ed inclusione: il primo passo fu l’abolizione della differenziazione degli aggettivi maschili e femminili per cui invece di bello e bella si sarebbe dovuto dire “bell*” o simili, per un certo tempo si era pensato di utilizzare come simbolo la schwa ma alla fine la scelta era caduta sull’asterisco. Non era mai stato chiarito, tuttavia, quale dovesse essere la pronuncia: alcuni si limitavano a dire “bell”, coloro che conoscevano l’alfabeto fonetico internazionale aggiungevano il corrispondente suono vocalico medio, i latinisti pomposamente si ostinavano ad usare il suffisso del neutro plurale latino “bella”. In altre parole, non ci si capiva alcunché.
La cosa sembrava essersi fermata lì, ma in realtà il movimento di semplificazione era come un fuoco che ardeva sotto la cenere: alcuni decenni dopo un politico senza arte né parte, che aveva militato senza successo in tutti i partiti, decise di farne il suo cavallo di battaglia e fondò il Partito Inclusivo Semplificatore Comunitario (PISC): il suo nome era Severino Bellocannone, correva l’anno 2041.
Dotato di un’innata capacità oratoria, nonché della capacità, fondamentale per un politico, di saper affermare nello stesso tempo una cosa e il suo contrario senza che gli altri se ne accorgessero, alle successive elezioni riuscì a farsi eleggere alla Camera con altri sette membri del suo partito e continuò a cavalcare l’idea della semplificazione inclusiva, come ora era chiamata. Dopo solo due anni in cui si alternarono ventisei governi, il parlamento fu sciolto ed il PISC conquistò la maggioranza relativa.
Non potendo governare da solo, il partito si alleò con il Partito Egualitario Intransigente (PEI) e con il Partito per la Valorizzazione delle Differenza (PVD) e riuscì a formare un governo che si reggeva su soli due voti di maggioranza: Bellocannone divenne Presidente del Consiglio dei Ministri. Il tentativo di farlo cadere approfittando dell’epidemia influenzale del 2053 fallì perché un deputato d’opposizione si ammalò proprio quel giorno. In conseguenza di ciò, per difendere la democrazia, Bellocannone chiese ed ottenne i pieni poteri per tre anni.
In un infiammato discorso televisivo, Bellocannone spiegò che non era giusto che i ricchi, sol perché avevano studiato, fossero in grado di parlare in maniera più forbita, pertanto il suo primo provvedimento, dopo l’ottenimento dei pieni poteri, fu l’abolizione del congiuntivo, per cui la frase “se volessi andare a Roma, potrei farlo” divenne “se voglio andare a Roma, posso farlo” e fino a qui la cosa sembrò passare inosservata e la gente continuò a parlare come prima.
Non potendo sopportare ciò, Bellocannone istituì il reato di “congiuntivismo criminale” con pena da venti a trenta anni di lavori forzati, ripristinando per i recidivi la pena di morte per impiccagione. Su tutto il paese era scesa una cappa di terrore, la Polizia Segreta Grammaticale (PSG) era ovunque ed ovunque ascoltava.
Il passo successivo fu l’abolizione della coniugazione personale. La frase citata qui sopra come esempio divenne “se io volere andare a Roma, io potere”. Il Ministero per la Purificazione del Linguaggio (MPL) ebbe l’incarico di purificare tutti i testi esistenti, a partire dalla Divina Commedia, e di distruggere qualsiasi traccia dei precedenti.
Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovare in una selva oscura / che la diritta via essere smarrita
Non appena fu pubblicata la prima edizione rinnovata della Divina Commedia, Firenze insorse, per le strade migliaia di persone armate di spranghe e coltellacci, al grido di “congiuntivo! congiuntivo!” assalivano gli agenti della PSG e ne uccisero oltre quattrocento in una sola giornata; la rivolta si propagò in altre città, bande di congiuntivisti armati terrorizzavano le campagne interrompendo le comunicazioni.
La repressione fu feroce, in soli tre giorni vi furono oltre centomila morti, ovunque si diffondeva il lezzo dei cadaveri insepolti.
Nacque così il movimento congiuntivista liberatore (MCL): in un comizio passato alla storia il fondatore del movimento, Antimonio Pizzicanaso, che in passato era stato insegnante di italiano e latino in un liceo non si sa bene di quale città, urlò la frase che divenne il grido di battaglia del movimento stesso: “potessimo!”.
Il movimento era sempre più forte, le bande dei congiuntivisti erano ovunque e conquistavano provincia dopo provincia, Bellocannone si era fatto costruire una sorta di casamatta in cima all’Aventino e viveva asserragliato lì dentro: la guerra civile durò dodici anni e passò alla storia come la “grande guerra grammaticale”.
Essa si concluse con l’uccisione di Bellocannone da parte dei suoi più stretti collaboratori: il suo cadavere restò esposte al pubblico ludibrio per oltre un mese. Pizzicanaso fu eletto, a furor di popolo, Dittatore Perpetuo.
Ecco qui di seguito uno stralcio del suo primo discorso:
“Popolo, oggi io proclamo la libertà di congiuntivo! Ma non finisce qui: la PSG ha da oggi l’incarico di arrestare tutti coloro che non lo usano correttamente e di fucilarli sul posto: morte agli sgrammaticati, viva il congiuntivo!”.
