Vi sono persone che meritano di essere ricordate: lo dobbiamo a loro ma lo dobbiamo anche a noi stessi, perché in tal modo le loro azioni possono restare come un esempio: una di queste è Lucia Pisapia Apicella.
Nel 1943, in seguito allo sbarco degli Alleati a Salerno perirono un gran numero di soldati che rimasero dissepolti nella terra e nella sabbia delle spiagge. Una delle strade obbligate per le colonne anglo-americane fu l’attuale SS 18, che passa nella piccola cittadina di Cava dei Tirreni.
Finita la guerra, Lucia Pisapia Apicella, madre di famiglia e fruttivendola del luogo, passeggiando notò alcuni bambini intenti a giocare a calcio con il teschio di un soldato caduto.
La scena la sconvolse così tanto che la notte sognò otto soldati nemici che la implorano di restituirli alle loro madri.
Lucia, essendo molto religiosa, si recò al comando Alleato per chiedere una degna sepoltura per quei ragazzi dell’esercito nemico. Le risposero che la cosa non era di loro competenza, ma del sindaco. Dopo varie richieste, nel 1946 il sindaco le accordò il permesso di occuparsene in prima persona, mettendole a disposizione due becchini. Ma gli uomini la lasciarono ben presto sola, per paura degli ordigni inesplosi e ancora disseminati nella zona. Lucia decise allora di affrontare l’impresa senza altri aiuti. Cercò tutti i resti dei corpi dei soldati abbandonati, ripulì le loro ossa dai brandelli di carne, lavò e ricompose gli scheletri. Infine conservò i resti in cassette di zinco ordinate a sue spese. Raccolse e catalogò anche gli oggetti personali e i documenti che potevano favorire il riconoscimento dei defunti e li consegnò al Commissariato. Le cassette, invece, furono trasportate nella Chiesa di Santa Maria della Pietà. Raccolse in tutto 700 soldati, non solo tedeschi, ma anche polacchi e americani, senza distinzione per chi aveva occupato la sua terra.
La notizia fece il giro del mondo e Lucia nel 1951 venne convocata in Germania dal presidente della Repubblica federale tedesca per essere premiata con la Gran Croce dell’Ordine al merito di Germania, il più alto riconoscimento per i servizi resi allo stato tedesco.
Da allora, per i tedeschi, è diventata “Mama Luzia” o “Mutter der Toten” (la madre dei morti).
In Italia Nel 1959 invece ricette l’onorificenza della Commenda al Merito della Repubblica dal presidente Giovanni Gronchi e venne proclamata cittadina onoraria dalla città di Salerno.
Per più di trent’anni anni Lucia si recò a pregare nel luogo dove i suoi figli adottivi erano sepolti, fino a quando morì il 27 agosto del 1982 all’età di 94 anni.
Non deve essersi trattato diu un caso unico. ad un simile evento il regista Kon Ichikawa nel 1956 dedicò uno dei più bei film mai realizzati, “l’Arpa birmana”, tratto da un romanzo di Michio Takeyama. Vale la pena di riportare il testo della lettera di addio di Mizushima ai suoi compagni d’arme:
«Ho superato i monti, guadato i fiumi, come la guerra li aveva superati e guadati in un urlo insano. Ho visto l’erba bruciata, i campi riarsi… perché tanta distruzione caduta sul mondo? E la luce mi illuminò i pensieri. Nessun pensiero umano può dare una risposta a un interrogativo inumano. Io non potevo che portare un poco di pietà laddove non era esistita che crudeltà. Quanti dovrebbero avere questa pietà! Allora non importerebbero la guerra, la sofferenza, la distruzione, la paura, se solo potessero da queste nascere alcune lacrime di carità umana. Vorrei continuare in questa mia missione, continuare nel tempo fino alla fine.»
Altre fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/L%27arpa_birmana
https://it.wikipedia.org/wiki/Lucia_Apicella
https://www.avvenire.it/agora/pagine/mamma-lucia-apicella-madre-dei-morti-cava-de-tirreni
