Referendum 2020

Il referendum confermativo sulla riforma costituzionale relativa alla riduzione del numero dei parlamentari avrà luogo in settembre: probabilmente vincerà il SI, favorito anche dalla mancanza di un numero legale, tuttavia vale la pena di fare alcune considerazioni.

In questo articolo intendo spiegare per quali ragioni, indipendentemente dalle mie preferenze per l’uno o l’altro partito politico, io intenda votare NO.

Gli argomenti che vengono portati a favore del SI sono generalmente due:

  • la riduzione dei costi della politica: in realtà si tratta di pura demagogia, i costi della politica in Italia (fonte: Carlo Cottarelli – La lista della spesa – cap. 10), cioè i costi di funzionamento dei diversi organi della pubblica amministrazione che abbiano una natura politica (organi che prendono decisioni di carattere generale che influiscono sul comportamento delle pubbliche amministrazioni, delle imprese e dei cittadini), ivi compresi gli stipendi dei politici e dei dipendenti pubblici che lavorano in tali organi, sia a livello centrale che a livello locale, ammontavano (dato 2013) a 5 miliardi di euri, paro allo 0.7% della spesa pubblica primaria. La debolezza della finanza pubblica in Italia non dipende certo da questi costi e, quand’anche fosse possibile ridurli a zero, essa resterebbe sostanzialmente immutata.
  • la riduzione del numero di membri aumenterà l’efficienza delle due camere: argomentazione anche essa discutibile, pur se ha maggior senso della precedente.
    • Esiste un interessante studio di Emmanuelle Auriol e Robert J. Gary-Bobo (On the optimal number of representatives, 2008) che dimostra, in maniera credibile, che il numero ottimale dei parlamentari in un sistema democratico a suffragio universale è proporzionale alla radice quadrata della popolazione e sostiene inoltre, con criteri statistici, che i parlamenti di Italia e Francia siano più numerosi del necessario mentre per il parlamento degli Stati Uniti avvenga il contrario.
    • Tale argomento dovrebbe essere preso in considerazione in caso di una riforma costituzionale globale, nel nostro caso tuttavia non si vede il motivo per cui il parlamento dovrebbe diventare più efficiente, visto che non è prevista alcuna riforma dei regolamenti parlamentari né del sistema di produzione delle leggi. Inoltre si parla di un ritorno al sistema elettorale proporzionale, in teoria accettabile ma che potrebbe portare ad un aumento dell’instabilità dei governi.
    • L’ulteriore argomentazione, che pur è stata presentata, applicando il criterio di Graecunas relativo alle inter-relazioni negli organi collegiali è del tutto infondata. Essa è infatti riferita ad un organo in cui il consenso si genera tramite la relazione di ognuno con tutti gli altri, potrebbe avere senso nel caso delle commissioni ma non per il parlamento nel suo complesso.

Considerazioni finali:

a) la costituzione deve essere riformata nel suo complesso (testo unico), come nel suo complesso era nata nel dopoguerra, e non a piccoli pezzi (a maggior ragione se tali pezzi vengono scelti con le pinzette, al solo scopo di creare consenso). La stessa considerazione vale per la produzione legislativa.

b) il sistema elettorale può e deve essere riformato in base a condizioni di carattere generale e non allo scopo di favorire il partito di governo; un sistema proporzionale potrebbe essere l’ideale se i poteri del parlamento nello sfiduciare il governo venissero ridotti o alla maniera tedesca (sfiducia costruttiva) o , meglio ancora, richiedendo una maggioranza di almeno 3/5 per il voto di sfiducia.

Gianluca di Castri

29/08/2020

3 commenti

  1. hai scritto 29/02 sotto la firma. Contributo molto interessante!

    Carlo Galli-Zugaro

    Inventiamo s.r.l. Via Vincenzo Monti, 25 – 20123 Milano Tel. +(39)02 39565581 – Cell. +(39) 339 4452199 P. Iva / C.F. : 03674190966 – cap.soc. € 20,000 i.v Ateco 464630 e 466994 articoli medicali e infortunistici

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